Dramma al Pronto Soccorso. Il medico anestesista racconta, commuove e “pacifica”

SONDRIO – È con un post su Facebook, pubblicato sul gruppo “Sardine Sondrio”, che Francesco Carulli, uno dei due anestesisti rianimatori che hanno soccorso Mistura Alimi, ha raccontato il proprio punto di vista sulla terribile vicenda della morte della piccola nigeriana.

Le sue sono le parole di un medico tenuto a convivere con simili “fallimenti terapeutici”, obbligato a governare le proprie emozioni per restare “professionale” e garantire le cure ad altri pazienti, ma che ha vissuto intimamente l’accaduto, restandone profondamente colpito.

Ma sono anche quelle di un cittadino che ha osservato l’umanità profonda di alcuni protagonisti rimasti sino ad ora nell’ombra e può così mettere in luce le “lacrime della persona che ha accompagnato la madre in ospedale” e il “quasi mancamento di uno dei rappresentanti delle forze dell’ordine”, “la delicatezza del personale infermieristico nel preparare la piccola al suo ultimo incontro con la sua mamma”.

Da cittadino ha anche vissuto l’altro aspetto della storia, quello che ha scatenato gli animi e scavato profonde trincee fra chi ha sostenuto la verità raccontata da Francesca Gugiatti, la giovane sondriese che ha raccontato dei commenti razzisti  pronunciati al Pronto Soccorso, e chi le ha negate, accusandola di aver strumentalizzato la situazione e “linciandola” mediaticamente.

È così che Francesco Carulli, questa volta da padre, esprime stima, vicinanza e solidarietà a Francesca, pur non potendone supportare la testimonianza: lui in sala d’attesa ovviamente non c’era.

Un racconto che commuove e che sembra riportare la vicenda entro confini “più umani”.

M. F.

 

IL POST COMPLETO DI FRANCESCO CARULLI:

Buongiorno a tutti, mi scuso se questo mio intervento potrà risultare tardivo, stucchevole o noioso ma credo sia dovuto per ridare dignità a una morte assurda, a una famiglia e, non ultimo, a una comunità. Sono Francesco, sono un anestesista rianimatore nonché uno dei due medici che, splendidamente supportati, hanno tentato disperatamente di riportare in vita la piccola Mistura. Non starò qui a tediarvi su cosa provochi nella mente e nel cuore di un operatore sanitario vivere , suo malgrado, un “fallimento terapeutico simile”. È difficile parlarne perché dobbiamo girare pagina in fretta (troppo) perché altri hanno subito bisogno di noi e, quindi, non lo farò. Vi dirò invece delle lacrime della persona che ha accompagnato la madre in ospedale, del quasi mancamento di uno dei rappresentanti delle forze dell’ordine, della delicatezza del personale infermieristico nel preparare la piccola al suo ultimo incontro con la sua mamma. Non sono riuscito a riportarla in vita. Questa frase risuona nella nostra testa da sabato mattina continuamente. Intimamente continuo a scusarmi con Mistura e con i suoi per non essere stato abbastanza bravo da poter realizzare il miracolo di Natale. Fatto questo personale preambolo, ho un’altra persona a cui voglio testimoniare la mia vicinanza ed è Francesca. In un mondo perfetto Francesca dovrebbe essere abbracciata da tutti per il suo coraggio e sensibilità e, invece, vi è uno squallido tentativo di linciaggio. Francesca, ti chiedo scusa per non poter supportare con una testimonianza ciò che hai vissuto ma non posso perché realmente non ho avuto (ovviamente) la minima percezione di quanto avveniva in sala d’attesa. Per noi quel luogo era un universo parallelo e differente. Comunque finisca questa storia una cosa devo dirtela, sei una brava ragazza e, se mia figlia ora piccola, ti somigliasse un giorno, io ne sarei il fiero padre!