Emergenza. Alla fine il ‘potere’ cede: si chiudono le fabbriche non indispensabili

ROMA – Non ce la faceva proprio la Regione Lombardia (che sabato ha lanciato un nuovo decreto “spuntato”, privo di quanto ormai richiesto a gran voce); alla fine, con un  successivo intervento notturno il capo del Governo si è visto costretto a cedere alle parti sociali e a quanti – tanti – chiedevano ormai urlandolo di chiudere quelle attività  non strettamente indispensabili ma che continuano a portare sulle strade e al lavoro milioni di persone. Ponendo a rischio la salute di tutti.

Naturalmente, siccome siamo in Italia il preannunciato nuovo DPCM di Giuseppe Conte lascia ancora delle maglie abbastanza larghe, ma il tentativo c’è e comunque porta a chiudere i battenti (provvisoriamente) delle aziende che di strategico hanno solo il profitto portato puntualmente nelle tasche dei loro titolari. Insomma, operai a casa dopo studenti e ‘runner‘.

Si va dunque verso la chiusura (solo fino al 3 aprile?) di tutte le attività produttive che vengono descritte come “non strettamente necessarie”.

VN

Questi (fonte: Huffington Post) i codici ATECO delle attività che rimangono garantite:



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