Sieroterapia. Inzirillo: “Sperimentazione promettente ma serve il vaccino”

SONDALO – Con il passare delle ore sembra farsi sempre più acceso il dibattito attorno alla sieroterapia, ovvero alla pratica di inoculare plasma prelevato da pazienti guariti dal Covid-19 in soggetti malati.

Molte le teorie strampalate che ruotano attorno a presunti complotti orditi dalle case farmaceutiche interessate a produrre il vaccino, più redditizio dal punto di vista economico, piuttosto che adottare una terapia che sembra essere decisamente meno dispendiosa.

In realtà non c’è nulla di segreto nella sieroterapia, che è infatti utilizzata regolarmente dal 1891. “Nel recente passato questa pratica– sottolinea Francesco Inzirillo, medico in forza all’ospedale Morelli di Sondalo, in prima linea nella gestione dell’emergenza sanitaria –è stata utilizzata contro l’aviaria, la suina e l’ebola”.

Il suo impiego contro il Covid-19 è ampiamente attestato dalla letteratura scientifica tanto che uno dei primi articoli, redatto da due medici cinesi, risale ormai allo scorso 12 marzo. “In questi mesi – continua Inzirillo – sono state portate aventi sperimentazioni sul plasma iperimmune in tutto il mondo, anche in Italia. I risultati sembrano essere promettenti ma la sieroterapia non può essere considerata una valida sostituzione al vaccino”.

Il plasma contenente anticorpi contro il Coronavirus, infatti, può aiutare un malato a guarire ma per una soluzione di larga scala, in grado di farci raggiungere l’immunità di gregge, è necessario l’utilizzo del vaccino che, inoculato a tutta la popolazione, rende immuni dal contagio.

“L’altra soluzione – conclude il medico – consiste nel lasciare il virus libero di circolare: anche così raggiungeremmo l’immunità di gregge ma nel farlo uccideremmo milioni di persone in tutto il mondo”.

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