Sondrio. Albergatori e pubblici esercenti: “Troppe regole, è solo una falsa ripartenza”

SONDRIO – Poche regole, chiare ed applicabili: queste le richieste di albergatori e pubblici esercenti che denunciano – in caso di protocolli troppo impegnativi – la possibilità che si verifichi una “falsa” ripartenza.

Le prime linee guida, però, sembrerebbero andare in direzione contraria e, secondo gli operatori del settore della provincia di Sondrio, parrebbero norme di “Ardua se non impossibile applicazione”.

Il clima, a causa della forte preoccupazione e dell’incertezza su quando e come potranno riaprire le attività, è tutt’altro che sereno. “Ci sentiamo presi in giro – sottolinea Roberto Galli, presidente di Federalberghi Sondrio – perché i segnali che attendevamo non sono arrivati e così rischiamo di andare tutti gambe all’aria. Di giorno in giorno, infatti, si aggiungono nuove ordinanze che non fanno altro che creare confusione o introdurre regole assurde e penalizzanti ”.

A fagli eco è Piero Ghisla, presidente dell’Associazione Pubblici Esercizi: “Facciamo un richiamo perché prevalga il buon senso, che, unito alla consapevolezza che si è diffusa generalmente nei comportamenti delle persone, potrà fare la differenza e dimostrarsi un’arma vincente nei confronti dei tanti virus burocratici che stanno uccidendo le nostre imprese”.

L’Unione del Commercio e del Turismo rivolge, pertanto, un forte e definitivo richiamo alle istituzioni e alla politica perché si decidano una volta per tutte ad affrontare i problemi in modo serio e responsabile, cosa che finora non sembrerebbero aver fatto fino in fondo.

“Siamo purtroppo nelle mani di chi decide sulle nostre teste senza sapere minimamente che cosa significa gestire un’attività – conclude con amarezza il presidente del Gruppo Ristoratori Gianluca Bassola – I ristoratori non sono degli educatori, ma fanno il loro mestiere. A tale riguardo, però, tutta la popolazione in questi ultimi due mesi ha imparato a convivere col Covid, quindi sono le persone in qualche maniera la garanzia della non diffusione del contagio”.