Prata. Presentato progetto per la Casa dell’accoglienza, don Caelli: “Nessuna spesa d’affitto”

PRATA CAMPORTACCIO – È stato presentato nei giorni scorsi il progetto relativo alla ristrutturazione dell’ex casa parrocchiale in via Mulino a Prata Camportaccio. L’iniziativa è volta a creare la Casa dell’accoglienza di Prata, una struttura che potrà ospitare persone e famiglie ritrovatesi in difficoltà economiche e senza un posto dove stare ed è portata avanti dalla comunità pastorale di Chiavenna e Prata, sostenuta dal Consiglio affari economici parrocchiale, dalla Caritas intervicariale di Chiavenna e Gordona e con la collaborazione del Comune di Prata Camportaccio.

L’opera, dal costo di circa 230mila euro, verrà realizzata grazie ad un investimento della stessa parrocchia, a qualche benefattore e alla raccolta fondi portata avanti, sia da privati che da bandi pubblici. Gli interventi previsti riguardano l’intero fabbricato dell’ex casa parrocchiale. Di cui la manutenzione straordinaria della copertura e la ristrutturazione del primo del secondo piano, in modo da ricavarne 4 appartamenti in grado di ospitare al massimo una decina di persone.

“Stando all’attuale regolamento, che comunque non è definitivo – spiega don Andrea Caelli, arciprete di Chiavenna – verrà data accoglienza temporale, per un massimo di 9 mesi. Le persone che verranno accolte non dovranno sostenere l’affitto, ma dovranno pagare, ovviamente a seconda delle condizioni economiche di ognuno, solamente le spese”.

“Le richieste di aiuto e di accoglienza sono presenti anche in Valchiavenna – scrivono dalla parrocchia – negli ultimi anni le richieste di alloggio temporaneo sono state spesso superiori al numero di unità abitative disponibili presso il Centro socio-caritativo Suor Maria Laura. L’attuale emergenza sanitaria sta contribuendo ad aumentare ulteriormente il numero di soggetti divenuti improvvisamente indigenti. Per far fronte alle richieste sempre crescenti è stato, quindi, necessario individuare ulteriori locali da destinare a questi scopi”.

Giovanni Meroni

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