Volontariato. L’esperienza di una studentessa di medicina durante il Lockdown

MORBEGNO – L’emergenza sanitaria relativa alla diffusione del Covid-19 in Italia ed il lockdown che ne è conseguito, sono stati sicuramente un momento difficile per tutti. Ma questo è stato anche un periodo in cui la solidarietà e la voglia di mettersi in gioco per il prossimo ci hanno offerto una serie di esempi di come l’uomo, nonostante i sempre più frequenti discorsi incentrati su odio e intolleranza, sappia ancora essere “animale sociale”. Giulia Tresoldi è una studentessa, originaria della Valtellina, di medicina a Pavia che, “bloccata” a causa della pandemia, ha cercato di dare il proprio contributo attivo a tutta la comunità.

“Gli ultimi giorni di febbraio, finita la sessione d’esame, sono tornata a casa da Pavia con un piccolo trolley contenente l’occorrente per passare solo qualche giorno in Valtellina, prima di ricominciare le lezioni a marzo. Non avrei mai immaginato di rimanere “bloccata” qui a causa di una pandemia – ricorda Tresoldi – Durante il lockdown, essendo volontaria da più di due anni nel comitato di Morbegno della Croce Rossa, ho cercato dare una mano attivamente, impegnandomi in diversi turni di emergenza-urgenza”.

Una decisione che ha portato anche a situazioni non facili per la giovane allieva dell’accademia di senologia di Gravedona. “Lavorando a stretto contatto con persone positive al Coronavirus – continua – ho deciso di “isolarmi”, vivendo in una casa diversa da quella dei miei familiari. Ricordo bene le prime uscite in cui ero vestita dalla testa ai piedi con tutti i DPI necessari, tra cui la ormai famosa tuta bianca “da astronauta”, mascherina e visiera, e la sensazione di mancanza d’aria che causavano. Ed è davvero strano pensare che tutto quello che a marzo sembrava surreale ora sia, quasi, normalità. Oltre ai turni, avevo lezioni universitarie da seguire ed esami sempre più vicini, e all’inizio è stato piuttosto impegnativo riuscire a trovare un equilibrio che mi permettesse di fare tutto al meglio. Con il passare dei giorni, però, l’ho trovato, e, a distanza di mesi, posso dire con certezza di essere fiera di aver vissuto così intensamente questi mesi”.

Situazioni, però, superate a testa alta dalla giovane. “Non ho mai sofferto la solitudine – afferma – e per questo devo ringraziare anche i miei “colleghi” della Croce Rossa, con cui ho condiviso turni, perplessità, giornate più o meno impegnative, ma anche tanti momenti di leggerezza, essenziali soprattutto in un periodo in cui i sorrisi erano forzatamente nascosti da delle mascherine. Da un punto di vista umano, posso affermare con certezza di aver ricevuto molto più di quanto io abbia dato ed è stata un’esperienza che, nel bene o nel male, porterò senza dubbio sempre con me”.

I. B.