Covid. L’Arca chiede aiuto: 20 contagiati e ricoveri impossibili

CHIAVENNA – Il centro anziani di Bette, nel comune di Chiavenna, gestito dalla cooperativa sociale L’Arca è stato investito dal Covid-19: 20 ospiti e 10 operatori risultano essere stati contagiati.

Nella prima ondata della primavera scorsa L’Arca era stata risparmiata, grazie alle misure restrittive in particolare alla decisione di chiudere il Centro Diurno Integrato interno alla struttura che poteva costituire un rischio per gli anziani.

“Ma allora c’era il lockdown totale – sottolineano dalla struttura – e le possibilità di contagio per quanto elevate erano meno diffuse, in questi due mesi invece abbiamo dovuto difenderci su più fronti, poiché ogni giorno emergevano nuovi rischi (familiari degli operatori in quarantena per motivi di lavoro, scolastici, per contatti extra lavorativi) ma anche troppe occasioni di contagio in una quotidianità limitata ma sempre ampia in termini di rischio”.

L’Arca ha deciso di adottare una “linea dura”, impedendo le visite ai parenti, consentite solamente da luglio attraverso uno schermo, evitando in questo modo il contatto diretto tra ospiti e famigliari esterni. Tranne tre ospiti che hanno dovuto essere trasferiti in ospedale per ricevere cure più appropriate, gli altri anziani vengono seguiti nella struttura, poiché nonostante fosse previsto il trasferimento immediato dei casi Covid-19 nei nosocomi, nessun ospedale può, al momento, ospitare gli anziani.

“E quindi – proseguono dall’Arca – da comunità assistenziale, con un piccolo nucleo sanitario per le Cure Intermedie, ci siamo trasformati in un ospedale, tra mille difficoltà, problemi logistici dovuti ad una struttura nata e costruita per creare aggregazione, socialità, aria di casa, non certo emergenze sanitarie complesse, con una dotazione di personale sanitario minimale e decimato dal Covid”.

Gli anziani sono stabili, visitati quotidianamente dal medico delle Cure Intermedie, e quando serve dal Referente Covid, anche per effettuare le ecografie polmonari. “La preoccupazione ora è per i nostri operatori – concludono – non potranno resistere a lungo senza riposi, e col rischio che si ammali ancora qualcuno. Abbiamo bisogno di nuove forze, di Aas e di infermieri, disposti a fare un po’ di tutto. Senza operatori non potremo curare neanche gli anziani. Da soli non possiamo farcela”.