Fagiano “pronta caccia”. Per gli ambientalisti una pratica da evitare

SONDRIO – Questa volta le associazioni animaliste della provincia di Sondrio si schierano, compatte, contro la pratica del fagiano “pronta caccia”.

Su tutto il territorio della provincia, ma in particolare nel morbegnese e in Valchiavenna, i responsabili dei comprensori alpini di caccia liberano, a volte pochi giorni prima della partenza della stagione venatoria, fagiani “da allevamento” allo scopo di aumentare la popolazione di volatili presenti sul territorio.

“In verità – sottolineano da LEIDAA Sondrio, Legambiente Valchiavenna, ORMA Morbegno e WWF Valtellina e Valchiavenna – sono funzionali a fornire la ‘giusta soddisfazione’ ai cacciatori che hanno scelto la specialità minor tutela, ma che sul territorio non hanno più a disposizioni prede naturali, dovendosi così avvalersi della “pronta caccia”.

A soffrire maggiormente, secondo gli attivisti, le zone a “minor tutela” nelle quali è possibile praticare l’arte venatoria per più tempo e in svariate forme.

“Considerando anche i dati relativi ai ripopolamenti di fagiani – concludono – disponibili in modo continuativo per il periodo 2013-2016, si nota la relazione tra prelievi e capi immessi, che sono ancora piuttosto consistenti. Analizzando però l’esito dei prelievi in proporzione ai capi immessi. notiamo come il risultato sia variabile tra comprensori passando dal minimo del 18% in Alta Valle, al valore più elevato della Valchiavenna, dove si riesce ad effettuare un prelievo pari a quasi la metà degli animali immessi. Negli altri tre comprensori invece il successo dei ripopolamenti risulta molto simile e compreso in media tra il 26 e il 30%”.