Cina. Un valtellinese a Shanghai tra controlli e carenza di mascherine

SHANGHAI – Con l’impennata dei contagiati da Coronavirus – 14.840 quelli registrati nelle ultime ore, per un totale di quasi 60.000 casi accertati, 1.365 vittime e 5.886 guariti – crescono anche le misure di sicurezza per evitare possibili ulteriori contagi.

“Qui i controlli sono molto rigorosi – racconta un giovane manager valtellinese che da qualche anno risiede a Shanghai per motivi di lavoro – La temperatura viene rilevata a tutti ogni volta che si entra o si esce dal proprio compound, ovvero l’insieme di edifici, lavorativi o residenziali, dotati di un ingresso comune”.

Il tentativo è quello di diminuire il più possibile i contatti e quindi l’ingresso negli edifici è limitato per chi non risiede o non lavora all’interno. Misure molto rigide anche quelle cui sono vincolate le aziende che vogliano proseguire con la produzione: obbligo, infatti, per tutti i dipendenti l’utilizzo dei termometri per rilevare la temperatura corporea e quello delle mascherine protettive all’interno degli stabilimenti industriali.

“Si sta cercando di favorire il lavoro da casa, per evitare quanto più possibile gli assembramenti di persone – aggiunge il nostro connazionale – Il problema è che le scorte di mascherine ed di termometri si stanno esaurendo e i prezzi sono aumentati di 4 o 5 volte rispetto al normale”.

In alcuni casi si è costretti a proseguire con la produzione sotto organico: i cittadini che non sono rientrati nelle proprie zone di residenza entro una determinata data, infatti, non possono più tornare alle proprie abitazioni e molte aziende sono conseguentemente in carenza d’organico.

Michele Broggio