Innovazione verde: le aziende industriali italiane verso la sostenibilità ambientale

Il contesto sociale, politico ed economico attuale è proiettato verso una transizione che conduce alla sostenibilità, anche alla luce di necessità ambientali sempre più forti. In uno scenario simile, le aziende industriali del nostro Paese si vedono quasi obbligate a elaborare e mettere in pratica strategie green il cui fine ultimo è quello di minimizzare l’impatto ambientale che caratterizza le loro attività. Le direttrici che possono essere percorse per una svolta green sono molteplici: non solo la scelta di pratiche di produzione sostenibile, ma anche l’ottimizzazione dei livelli di efficienza energetica e investimenti più consistenti in tecnologie pulite.

L’evoluzione della green economy nel nostro Paese

Nel settore agricolo la green economy italiana ha già fatto registrare performance più che positive, e lo stesso dicasi per il comparto dell’economia circolare; ci sono ampi margini di miglioramento, invece, nel settore delle energie rinnovabili e in materia di consumo di suolo. In base ai numeri forniti da Unioncamere e Fondazione Symbola, nel 2022 sono state più di 500mila le aziende che hanno deciso di investire nel settore della green economy. È in crescita, non a caso, la quantità di energia che viene generata sia da fonti eoliche che da fonti fotovoltaiche.

L’impiego di materiali riciclati

Un fattore da non sottovalutare può essere individuato nella scelta di adoperare materiali riciclati: una decisione che, di conseguenza, riduce la necessità di materie prime vergini. Il vantaggio è duplice, soprattutto perché gli scenari bellici attuali, in tutto il mondo, comportano non solo costi più elevati, ma anche difficoltà di approvvigionamento dei materiali. Riciclare serve, insomma: basti pensare che nel settore siderurgico del nostro Paese quasi l’80% dell’acciaio deriva da rottami ferrosi riciclati.

La sostenibilità e i business di successo

Puntare sulla sostenibilità non è solo una questione sociale ed etica, ma anche e soprattutto economica: vuol dire, infatti, dar vita a business in grado di raggiungere il successo. Il motivo è presto detto: la predisposizione di strategie sostenibili e l’elaborazione di pratiche green contribuisce a rendere i processi aziendali più efficienti, con un miglior uso delle risorse. Ne deriva, poi, un miglioramento della reputazione aziendale, in virtù di un più elevato livello di soddisfazione che coinvolge non solo i clienti, ma anche i dipendenti e gli stakeholder.

La situazione italiana in uno studio del 2022

Lo studio Business for the Common Good, effettuato nel 2022 su un campione di più di 200 aziende del nostro Paese con il supporto del Sustainability Lab SDA Bocconi e di Dynamo Academy, ha aiutato a delineare un quadro complessivo della situazione in Italia, prendendo in esame gli strumenti e le strategie di intervento a cui si è fatto riferimento per promuovere la sostenibilità, l’equità e il supporto della diversità. In base a ciò che è emerso dalla ricerca, i consigli di amministrazione del 98% delle imprese hanno visibilità sulle tematiche ambientali, sociali e di governance: significa che si preoccupano di supportare, misurare e verificare l’impegno sostenibile dell’azienda. circa 4 aziende su 5, tra quelle che operano anche all’estero, sono impegnato a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che sono indicati dall’Agenda 2030. Inoltre, quasi un’azienda su due predispone un piano di azione e strategico finalizzato alla sostenibilità.

La dichiarazione di sostenibilità

Sono molte le aziende italiane che hanno compreso la stretta correlazione tra sostenibilità e successo di un business. Con l’esercizio finanziario 2024, peraltro, sono ufficialmente entrati in vigore gli obblighi legati alla rendicontazione sulla sostenibilità: a partire dal prossimo anno saranno tenute a pubblicare la dichiarazione di sostenibilità le imprese assicurative e le banche con oltre 500 dipendenti, le grandi società quotate, le aziende che sono già soggette alla Non-Financial Reporting Directive e le grandi società quotate extra UE che hanno filiali in UE e oltre 500 dipendenti come ad esempio Unigasket. Le PMI quotate, invece, dovranno adottare la rendicontazione sulla sostenibilità a partire dall’anno finanziario 2026, il che vuol dire che la prima dichiarazione di sostenibilità dovrà essere pubblicata dal 2027.

Che cosa è necessario rendicontare

Gli asset che è necessario comunicare e rendicontare sono due: la green reputation e le azioni coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Si prevede la redazione di una dichiarazione non finanziaria, vale a dire un documento di derivazione comunitaria che è correlato ai principi caratteristici della finanza sostenibile. In pratica, si applica alle attività finanziarie il concetto di sviluppo sostenibile, vale a dire quel modello di sviluppo che è capace di garantire la soddisfazione delle esigenze delle generazioni attuali evitando che ciò comprometta le possibilità delle generazioni future. La dichiarazione non finanziaria è destinata ai fornitori di capitali, agli investitori e in generale agli operatori finanziari che, grazie ad essa, avranno l’opportunità di prendere decisioni accurate in merito agli investimenti da effettuare.