Sorico. “Fiera dei Morti”, il Covid sospende una tradizione di 1200 anni

SORICO – Viste le attuali disposizioni sanitarie e di sicurezza inerenti la prevenzione del Covid-19, l’amministrazione comunale di Sorico ha deliberato di voler sospendere la fiera annuale denominata “dei morti” fissata il 1° e il 2 novembre, non essendoci le condizioni minime di sicurezza necessarie.

La “Fiera dei Morti” – organizzata a Sorico ogni anno nei giorni commemorativi di Ognissanti e dei defunti il 1º e 2 novembre – ha antiche origini: la tradizione di un mercato tardo autunnale che permettesse agli abitanti della zona di fare provviste di vettovaglie e di bestiame per l’inverno ormai prossimo si perde nel passato. La fiera di Sorico è sicuramente derivata dal mercato che anticamente si svolgeva ad Olonio, il borgo scomparso situato nell’attuale Pian di Spagna.
Sorto in un importante crocevia di strade, ad Olonio si sviluppò quasi naturalmente una fiorente attività commerciale, in quanto la situazione logistica favorevole permetteva un costante incontro di merci e di genti.

La ratifica ufficiale dell’istituzione di un mercato ad Olonio venne emessa dall’Imperatore Lotario I a favore d’Ilduino, abate di Saint-Denis a Parigi. Con questo documento l’Imperatore concedeva all’abbazia, che aveva ampi possedimenti in alto lago di Como, la facoltà di istituire un mercato in loco Haenohim (Olonio), sul lago di Como in Valtellina. Tutto questo nell’anno 840 per cui la fiera di Sorico ha quasi 1200 anni di istituzione.

Il periodo dell’anno in cui svolgere la fiera venne poi stabilito nel 1281 dagli Statuti di Como, che fissavano ad Ognissanti tre giorni di festa nei quali si potesse svolgere il mercato, al quale erano tenuti ad assistere un console di giustizia ed un ambasciatore eletto dal Podestà di Como. La scomparsa di Olonio, sepolta dai detriti del fiume Adda e dall’innalzamento del lago di Como nel XV secolo, non impedì il perpetuarsi della tradizione del mercato, che dalla primitiva sede, si trasferì in seguito a Sorico.

Pur subendo nei secoli dei ridimensionamenti sia di spazi che nei tempi (l’abate G. M. Stampa nel libro Atti del Beato Miro del 1724 riferisce il tentativo dei Conti Giulini di rivitalizzare il mercato portando da due a tre giornate di mercato per incrementare la misera economia del paese), la fiera continua ancora oggi ad essere un punto fermo nel calendario che scandisce la vita di Sorico.